Leggere per costruirsi un’identità
Teresa Buongiorno, giornalista, scrittrice, esperta di letteratura per l’infanzia.
Qual è stato il suo rapporto con la lettura nel corso della fanciullezza?
“Ho vissuto in una famiglia di lettori. Mia zia aveva la quinta elementare, ma in borsetta aveva sempre un romanzo. Mio zio, che era un commerciante di legname e dunque non certo per mestiere a contatto con i libri, quando sua figlia si è laureata anziché regalarle il braccialettino d’oro, come in quegli anni si usava, le ha regalato un abbonamento ai romanzi della Medusa di Mondadori. Pensi che durante il fascismo i miei genitori si confrontavano sulle letture più adatte per noi bambini”.
Una bambina lettrice, dunque.
“Sì, indubbiamente. Salani mi ha dato l’imprinting e la lettura mi affascinava a tal punto che sognavo di fare da grande il lettore di professione”.
È tutta la vita che si occupa di letteratura per l’infanzia. Che evoluzione c’è stata nelle epoche recenti?
“Atteso che la letteratura dell’infanzia è nata nell’800 come letteratura di denuncia destinata ai grandi e di cui poi i ragazzi se ne sono impossessati, direi che fino agli anni Ottanta del secolo scorso scrittori ed editori pur nelle loro differenze avevano un’idea pedagogica uniforme, legata all’apertura, all’avventura, alla solidarietà. Oggi si guadagna anche sulla letteratura per ragazzi e dunque la produzione è più attenta a monetizzare”.
C’è differenza tra la lettura su pagina di carta e su pagina elettronica?
“Consiglio il libro di un raffinato linguista qual è Raffaele Simone, ‘La mente al tempo del web’, edito da Garzanti. Con il passaggio all’elettronica cambiano i paletti mentali. Il web rappresenta la terza svolta nella storia dell’umanità, dopo la comparsa della scrittura e l’invenzione della stampa. Il web ti consente di dialogare con il mondo, ma tutto in quel ambiente è molto effimero. Tuttavia, libro e web sono complementari”.
Che idea s’è fatta di “Crescere leggendo”?
“È un progetto formidabile. In un’epoca in cui tutto è frantumato, non solo le ideologie non esistono più ma persino le religioni si moltiplicano, l’unica strada che aiuta i ragazzi a trovare una propria identità è la lettura di romanzi. Ha ragione chi dice di leggere molti romanzi perché così vive molte vite. I ragazzi che leggono hanno un’arma in più per la loro formazione”.
Hanno ancora senso le biblioteche?
“Rispondo ricordando Stephen King e il suo ‘It’: per i sette amici protagonisti del libro il mito della loro crescita è rappresentato dalla biblioteca, da quel corridoio luminoso che collega la biblioteca dei ragazzi a quella degli adulti. Quando hanno un problema, vanno a cercare la soluzione in biblioteca”.