Biblioteche come “piazze del sapere” e luoghi di socializzazione
Cristina Marsili, presidente uscente dell’Aib, l’Associazione italiana biblioteche, sezione Friuli Venezia Giulia e bibliotecaria presso la Biblioteca civica “Joppi” di Udine.
Le biblioteche oggi hanno ancora un senso nel rapporto con i giovani lettori?
“Sì. Anzi, hanno un ruolo ancora maggiore rispetto al passato, poiché sono divenute luogo di socializzazione. Come ben sintetizza il libro di Antonella Agnoli, sono ‘Le piazze del sapere’, luoghi in cui ci si ritrova per riscoprire il piacere della lettura e dello stare insieme. Questa nuova dimensione è frutto di un processo di rinnovamento e di grande impegno da parte delle biblioteche”.
Uno sforzo che è stato capito e apprezzato dall’utenza?
“Senza alcun dubbio sì. La massiccia adesione delle biblioteche della regione, oltre 120, a ‘Crescere leggendo’ testimonia che c’era un substrato pronto, desideroso di aderire ad un progetto virtuoso. Si pensi che, in particolare nelle biblioteche più piccole, la maggior parte degli utenti è costituita dai bambini e dalle loro famiglie, che dimostrano quindi di aver capito e di apprezzare l’innovazione di cui sono autrici le biblioteche. Chi ha capito meno, purtroppo, sono le istituzioni – salvo qualche eccezione che pur esiste -, come dimostrano i continui tagli alla cultura”.
Che differenza c’è tra un bimbo che legge e uno che non legge?
“Un bambino che legge è una persona che conosce ed è dunque in grado di fare delle scelte per la sua vita. E poi è una persona che sperimenta il piacere di leggere e di farsi leggere. Anche quando è in grado di affrontare uno scritto da solo, farsi leggere un libro significa trovare uno spazio di condivisione con il genitore o anche con la maestra, per esempio ad inizio lezione. In prospettiva, sarà un cittadino attivo, facilitato nel necessario discernimento”.
Qual è l’errore tipico commesso da famiglia e scuola nel tentativo di invogliare alla lettura?
“Presentare il libro solo come uno strumento per apprendere. Dunque, in definitiva, come una costrizione. Il bello della lettura, invece, sta nel piacere che si prova a leggere”.
Da bambina che lettrice era?
“Una grande lettrice. E devo dire grazie alla maestra delle elementari che in tempi non sospetti, erano i primi anni Settanta, continuava a ripetere a noi e ai nostri genitori: leggete, leggete. Non importa cosa, l’importante è che vi piaccia e che vi susciti emozioni. Un insegnamento che mi è sempre rimasto presente”.