Intervista a Pietro Formentini

pietro_formentiniPietro Formentini vive in Provincia di Reggio Emilia. Scrive poesie e attraversa l’Italia per incontrare i suoi giovani lettori, con i quali discute di poesia e sperimenta esperienze si scrittura.
Attraverso i suoi laboratori i ragazzi sperimentano che “poesia è guardare in modo insolito la realtà quotidiana…, la poesia non nasce nei luoghi esotici, è custodita negli oggetti che ogni giorno ci capitano tra le mani”.

In una società invasa dalle immagini si assiste ad un impoverimento del patrimonio linguistico sempre più standardizzato e omologato a cui corrisponde un’analoga visione della realtà.
Ricordo come Italo Calvino, in una delle sue Lezioni Americane intitolata “Visibilità” – di fronte al pericolo che il continuo bombardamento delle immagini visive inaridisca la capacità umana di produrre soggettive immagini personali – pensi ad una “possibile pedagogia dell’immaginazione”. Scrive proprio così, Calvino: “una possibile pedagogia dell’immaginazione” che aiuti a produrre una visione interiore di riflessioni originali da parte di chi – in modo personale ed autentico – le voglia e sappia pensare e meditare.
Il mio farepoesia cerca di realizzare questa possibile dimensione immaginativa, per una ecologia del linguaggio che stimoli bambini e ragazzi a non lasciarsi sommergere dalle parole, a non subirle, ma li alleni a selezionarle, a reinventarle, a gestirle.

Davanti a questo scenario perchè è importante leggere poesie ai bambini?
Per far rilevare – con il piacere del suono e del ritmo delle parole, con il divertimento dell’articolazione musicale dei versi, con la provocazione di un linguaggio che è tanto più immaginativo in quanto diverso dal più solito linguaggio familiare e sociale – la presenza e l’importanza delle parole: quelle speciali particelle che il bambino – che già probabilmente le conosce o che presto le conoscerà come facenti parte di una comune e convenzionale modalità espressiva – scoprirà quanto possano essere meravigliose e rivelatrici di nuove possibilità creative, grazie alla particolare forma e struttura di una semplice filastrocca o di una più intensa e complessa poesia.

Che peso ha la Poesia all’interno della Letteratura per l’infanzia?
Il peso quantitativo e commerciale è attualmente minimo. Sempre più ci si allontana dall’insegnamento di Gianni Rodari, che proponeva un farepoesia giocoso, ma rigorosamente capace – attraverso un rinnovato linguaggio delle parole – di stimolare l’osservazione del mondo reale, oltre che una sua riflessione emozionata ed immaginativa. Pensando e ricordando il più vero Rodari, ho composto questa piccola poesia:

Mi ha detto un giorno Gianni,
senza mai parlarmi:
“Se tu osservi bene,
ti accorgerai che c’è
tanta Fantasia
nella Realtà,
e anche noterai
che la Fantasia sa
nascere e formarsi
perché esiste già
la tua Realtà.”

Le esigenze commerciali tendono sempre più a prevalere, per imporre una linea di filastrocchismo psedudidattico e pseudo pedagogico – sostanzialmente pseudopoetico – che si limita a propinare banali contenuti precettistici con il contorno di rime superficiali. Si pretende cioè sempre più che la poesia per bambini e ragazzi sia utilitaristica alla pari di una produzione in serie di pannolini e saponette, di dolcificati leccalecca, di generici gadgets antiansia.

Che cosa rende bella una poesia: quello che dice o il modo in cui lo dice?
È il linguaggio della scrittura a far bella una poesia, molto più del suo contenuto, per quanto possa essere un contenuto di per sé nobile o di impegnato livello pedagogico. La scelta delle parole, il modo di combinarle tra loro (come per costruire un ricco ingranaggio nel quale ogni parola prende energia dalle precedenti e rilascia nuova energia all’intero contesto): è questa la sostanza della Poesia. Troppo spesso a Scuola si scambia il fare le rime per vera e propria Poesia. La rima è soltanto una parte – più o meno importante a seconda della scelta estetica – del farepoesia, non è di per sé Poesia. Le rime piacciono ai bambini – che amano ascoltarle e inventarle – e pertanto non vanno di massima escluse o negate: avvertendo però – con esempi di laboratorio concretamente mirati – che esiste anche bella e buona poesia senza rime, o nella quale le rime non siano soltanto gioco sonoro superficiale fatto di vocali e consonanti, ma piuttosto una sintesi dinamica di significato e sonorità e ritmo della parola.

Qual è la reazione dei bambini davanti ad una poesia?
Molti Bambini temono la Poesia in quanto linguaggio inusuale rispetto a quello della più normale comunicazione in prosa. Troppo spesso la Poesia viene fraintesa come espressione sentimentale ed amorosa, soltanto capace di produrre un liricizzante e dolciastro sentimentalismo.
In molti casi però, una volta progettato con e per i bambini il farepoesia come produzione di immaginazione, e cioè di pensiero e di nuova emozione nell’osservare e nel dire la realtà di sempre – oltre che di divertimento creativo nell’uso e nella reinvenzione della lingua, – si potrà ottenere (e di solito si ottiene ) una compartecipazione convinta ed appassionata dei bambini al farepoesia, una condivisione degli obiettivi e dei procedimenti di ricerca immaginativa che sappia riguardare non soltanto i temi e i contenuti, ma anche e particolarmente le forme della scrittura.

Lei vive in un’altra Regione, gira l’Italia, incontra bambini: qual è l’impressione che si è fatto degli standard educativi proposti in questa Regione? Come valuta progetti come Crescere Leggendo?
Pochi incontri – molto ben organizzati e che hanno comunque ottenuto un positivo successo – non rendono possibile un mio generale giudizio esaustivo.
Mi sembra ottima la prospettiva impostata dal programma “Crescere leggendo”, secondo cui la maturazione cognitiva dei bambini viene vista come possibilità di esperienza diretta dei testi, anche attraverso la facilitazione partecipativa che può venire dall’incontro con i diversi Autori. La progettualità mi è sembrata – nei casi da me verificati – organizzata e realizzata al meglio, sia nelle Scuole che nelle Biblioteche e nelle Librerie – con competenza e passione degli organizzatori e dei conduttori del progetto.

Se dovesse dedicare una poesia a tutti i bambini di “Crescere Leggendo” quale sceglierebbe?
Perché una soltanto?! Ne propongo più di una, privilegiando il mio più convinto farepoesia rispetto alle dichiarazioni teoriche.
La prima s’intitola Nocciolino, dalla raccolta Polpettine di parole:

Sono un nocciolino,
sto chiuso dentro al frutto.
C’è silenzio, c’è fresco,
c’è un dolce odore
di buon sapore.
Tra poco esco.
Fuori ci sei tu
con la bocca aperta:
mangerai il frutto,
mi farai uscire.
Se poi mi pianti in terra,
non mi farai morire.

Un piccolo testo che indirettamente allude anche alla necessità di attivare il linguaggio che con la sua energia dia sempre nuova vita alla forma e sostanza delle parole – le più normali e solite – e ai loro significati. Mi piace poi citare quest’altra mia poesia, oggi inedita:

 


Parlami, ti chiedo
sempre parlami
di Terra, Fiume e Mare,
di Uva e Tartaruga,
di Aria e di Scrittura.
Scrivi, nuovamente scrivi
le parole Spazio, Marte, Luna,
Laser, Pulsar, Quasar.
Immagina e inventa
diversi paesaggi
mai esistiti prima
e tanta gente amica
che ci cammina dentro
con un passo nuovo
umano più di prima.

 

Poi questa, che ricerca nell’invenzione linguistica una vera essenza poetica, al di là e oltre la sua apparenza didascalica:

 

Pietra per dire Monte
Goccia per dire Oceano
Foglia per dire Bosco
Soffio per dire Vento
la Mente e anche il Cuore
per dire Uomo e Donna…
Questo la poesia sa fare
per farti immaginare.
E mentre lei lo fa,
e lo fa per te, con te,
tu impari a conoscere
e a pensare.

 

Propongo infine quattro brevi versi, come sintesi conclusiva delle mie risposte all’ intervista:

 

Questa notte
mi sono annoiato
perché ho dormito
non ho sognato.