Intervista a Luigi Spagnol

luigi_spagnolOccorre insegnare a leggere per leggere e rispettare l’intelligenza del bambino”

Luigi Spagnol è nato a Milano nel 1961. Nel 1985 ha conseguito il Bachelor of Fine Arts presso la Parsons School of Design a Parigi. Da sempre attivo nel mondo dell’editoria, è oggi presidente di Adriano Salani Editore. Sotto la sua direzione la casa editrice ha sviluppato uno dei cataloghi per ragazzi più importanti in Europa, con autori come David Almond, Jostein Gaarder, Roald Dahl, Astrid Lindgren, Luis Sepúlveda, Daniel Pennac, Philip Pullman, Jacqueline Wilson, Christine Nöstlinger, J.K. Rowling e autori italiani tradotti in tutto il mondo.

Quale valutazione dà di esperienze e progetti come Crescere Leggendo?
“Credo che il miglior investimento per una cultura è mettere libri nelle mani dei bambini. Qualsiasi iniziativa che serva a far sapere a bambini, genitori, insegnanti, bibliotecari le cose meravigliose che ci sono da leggere è benemerita. Tante volte mi chiedono come si fa a far leggere i bambini. In Italia oggi ci sono libri talmente belli che non è un problema, basta saper scegliere”.

Dal suo osservatorio, a che punto siamo in Italia rispetto all’attenzione per la letteratura dell’infanzia?
“Attenzione non ce n’è mai abbastanza e in Italia rispetto ad altri paesi non brilliamo. In generale, mi sembra che non ci si distingua né per l’attenzione delle istituzioni, né per il lavoro fatto nelle scuole. Fatta eccezione per iniziative quasi individuali, o legate a singole scuole, ma mai istituzionalizzate. Spesso anche nell’editoria chi si occupa di letteratura per bambini, lo si considera come ricoprisse un ruolo secondario”.

Che cosa possono fare le scuole concretamente?
“Non ho ricette su questo, ma penso che fare delle serie biblioteche scolastiche possa essere una buona idea, ad esempio. Ma se si vuole insegnare a leggere si deve innanzitutto pensare a una cosa: nella scuola, a tutti i livelli, sembra che leggere serva a imparare qualcos’altro. Non è che i libri non debbano servire a parlare di temi importanti. Ma prima bisogna insegnare a leggere per leggere. E poi avere un po’ più di fiducia nei confronti del bambino o ragazzo. Se un bambino non ha voglia di leggere le ragioni sono due: o non è arrivato il suo tempo o gli abbiamo dato il libro sbagliato per lui. Non abbiamo trovato il libro che gli piace. Quindi occorre in primo luogo il rispetto per il bambino e per l’intelligenza del bambino”.