IO ASPETTO, Kite edizioni, un libro, una vita.

Partiamo da un punto: I libri per grandi parlano per i grandi, i libri per piccoli

Io aspetto, copertina

Io aspetto, copertina

parlano per i piccoli e per i grandi. Senza addentrarci in una discussione sulla qualità della qualità utile in un albo perché ciò sia possibile immaginiamoci come punto di partenza un albo che lo fa. Immaginato? Ecco, un bel due a uno per i libri per piccoli. Insomma sono indirettamente proporzionali a se stessi se mi si concede questa espressione, ed ecco allora un libro che rientra in questa categoria: Io aspetto, di Davide Calì e Serge Bloch (Kite)

Questo libercolo, di recente ripubblicato da Kite edizioni per i lettori italiani, se lo aveste sotto mano e aveste vissuto capireste senza ulteriori spiegazioni ma avendo solo vissuto (se leggete queste parole é indubbio lo stiate facendo) spendiamo alcune parole per raccontate le poche parole e le scarne immagini che lo compongono facendone un viaggio umanamente epico.
Il tratto grafico non distrae e non aggiunge nulla a ciò che si vede, non riempie spazio ma ne crea, permettendo a chi legge di aggiungere alla trama, lineare, la propria esperienza, sul passato in forma di ricordo, e sul futuro in forma di vago sogno.

Sappiamo da dove veniamo e dove ci stiamo dirigendo e un piccolo filo ci dona un esempio da fissare profondamente su quanto lasciare inciso in noi per andare avanti, per donarlo a chi ci è accanto, o se ci credete per farne buon uso in un nostro non meglio identificato futuro. Le parole si abbracciano al tratto e non danno nulla in più di quanto serve regalando al lettore alcune parole per guidare una vita, la sua. Un albo bi uso, per immaginare una vita, se ad ascoltarlo è un piccolo, per sottilinearla, se a leggerlo è un adulto. Leggerlo ad alta voce ad un adulto potrebbe essere un esperimento interessantissimo, siate però certi di donarlo ad un uomo forte, essere messi difronte ai ricordi, raccontare ricordi che si avrebbe voluto avere ma non si hanno, accarezzare quanto il dolore sia vicino e quanto lo sia anche la felicità, che pure si scorda troppo velocemente, non é facile, per nessuno. Leggerlo ad alta voce ad un bambino è al pari interessante per la possibilità di traghettarlo piano nella vita con la possibilità di attraccare rapidamente ai lidi della sicurezza se le domande sono troppe o spezzano anziché lastricare strade verso una maggiore auto comprensione e comprenzione del mondo.
La parola ha ancora un valore puro, per il suo senso, non è sporcata da sovrastrutture di uso quotidiano ripetuto, e l’immagine dice solo ciò che deve comunicare, senza sconti, senza orpelli, come un brevissimo Bildungsroman visivo.

La trama: si nasce, si vive, si morirà, tutto quello che c’è in mezzo é da scriversi e basta un piccolo filo rosso e la capacità di dare valore all’attesa, che non é, e non deve diventare, perdita di tempo.

Da ultimo parlare della morte ad un bambino. Chi scrive ritiene si debba ma lungi dal proporre un’idea personale come un dovere universale, si pensi al dovere di essere generosi che non può essere messo in discussione e queste pagine ci consentono dei esserlo, dare uno strumento per allontanare la solitudine nella perdita, per mostrare che le porte possono anche chiudersi ma che l’ importante e dare loro un senso cogliendone l’ importanza formativa.

Qui il collegamento alla pagina dell’editore http://www.kiteedizioni.it/ per conoscerlo meglio.

Buona lettura! Manu libreria Meister


P.s. Spero che queste parole vi abbiano aiutato a sentire una cosa che facciamo d’istinto ogni giorno ma che per questo scordiamo con facilità, vivere.